Oggi più che mai i giovani democratici sono uniti per una nobile causa: celebrare con il nostro partito il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Non bisogna mai dimenticare che non c’è futuro senza memoria storica, non possiamo immaginare cosa saremo domani se ci dimentichiamo chi eravamo ieri, non possiamo immaginare chi diventeremo se ci dimentichiamo chi eravamo quando siamo nati. L’ interrogativo da porsi è questo: che futuro avranno le nuove generazioni se a 150 anni da Porta Pia c’è ancora chi annuncia secessione? Se noi giovani non ci ribelliamo a questo degrado etico – culturale il nostro futuro non può che essere irrilevante, rispetto ai nostri coetanei d‘Europa, ai nostri coetanei del mondo. E’ di pochi giorni fa la dichiarazione di Obama al discorso sullo stato dell’unione : “Serve unità per affrontare le prossime sfide, serve uno sforzo collettivo per creare nuove occasioni di lavoro e per superare le incognite di un mondo che cambia”. Ecco cosa unisce oggi i giovani democratici, le sfide che questo decennio ci sta lasciando in dote, stiamo cercando di guardare oltre un governo che è fatto di persone solidali, solo con i giovani che di notte frequentano Arcore . Non lo è stato con tutti quei giovani che di giorno frequentano la scuola pubblica e di notte dormono nelle loro case, non lo è stato con tutti i giovani studenti universitari, non lo è stato con i giovani ricercatori, non lo è stato con tutti i giovani che hanno finito il loro corso di studi e non hanno avuto più una prospettiva, non lo è stato con le nostre generazioni, che non siamo sicuri di riuscire percepire la pensione. Non lo è stato con tutti i giovani immigrati in difficoltà, che sono sinonimo di ricchezza in un mondo in cui bisogna agire nel proprio piccolo pensando globalmente. E’ per questi motivi che noi crediamo in un Paese unito e forte, un Paese che cominci a crescere, a progredire, che possa fornirci i mezzi tramite i quali costruire il nostro futuro, un Paese che non faccia più ridere se visto da fuori. In questo desiderio di forte coesione sociale che noi cogliamo l’inadeguatezza, rispetto ai tempi che corrono, degli attuali uomini di governo. Noi siamo quelli che stanno guardando oltre al loro misero amministrare quotidiano , non può che essere cosi, il futuro è nostro e la sfida che ci impone questa grande questione sociale è di andarcelo a riprendere senza un attimo di esitazione, tutti insieme con le grandi battaglie che ci spettano senza mai smettere di istruirsi, riproponendo una morale, che riporti ad un livello dignitoso l’etica pubblica, per vivere in una società dove c’è meritocrazia. Per vivere in una società che possa garantire a tutti, chi merita di più e chi merita di meno, una giusta collocazione sociale.
I giovani italiani si allontanano dall’Europa
Noi conosciamo bene la giusta dimensione nella quale dobbiamo agire. Sappiamo perfettamente di voler vivere in un contesto di unità nazionale, ma siamo al corrente del fatto che la sfida è ancora più ardua. Il nostro compito è quello di collocare la questione giovanile nella dimensione Europa. La sfida non è facile e bisogna partire dalla base: quanto oggi un giovane italiano si sente o è messo in condizione di sentirsi, allo stesso modo, un giovane Europeo? In realtà poco. Tanti percepiscono l’Europa come un’entità lontana, tanti si sentono Europei in quanto Italiani. Il dato che ci allontana sempre di più dalla nostra dimensione ideale è drammatico. Secondo Eurostat: in Italia la popolazione invecchia e i ragazzi sono sempre meno, il livello di scolarizzazione è basso, i giovani usano poco internet e hanno scarse competenze informatiche. Sono ancora troppi coloro che a 24 anni sono all’affannosa ricerca di lavoro. Sono basse le competenze degli studenti 15enni, secondo questa classifica il nostro Paese è collocato al disotto dei valori medi dei 30 paesi Ocse. Rimane alto il numero di chi non si iscrive alle scuole superiori, con particolare incidenza negativa in quasi tutte le regioni del Mezzogiorno. Elevato è il tasso di abbandono agli studi: quattro punti percentuali in più della media europea, nove punti percentuali in più dall’obiettivo fissato dalla strategia di Lisbona e riproposto da Europa 2020. Basso il numero dei giovani diplomati, in Italia meno laureati che in Europa. Cresce il numero di laureati in discipline tecniche e scientifiche ma i valori sono ancora inferiori alla media europea. Sono tanti in sostanza i dati che ci allontanano oggi dall’Europa, dal cogliere quella sfida che la globalizzazione ci impone e che rischia di metterci all’angolo nel nuovo mondo. Spetta ancora una volta a noi lanciare questa nuova prospettiva, cittadini italiani, cittadini europei, ricominciando da noi, chiudendo gli occhi e sognando un’Italia migliore, un Paese che non ci porti più sui tetti per farci notare. Dobbiamo porci noi alla genesi di un nuovo risveglio sociale etico e culturale, riproponendo la scuola come mezzo imprescindibile allo sviluppo di un Paese. Solo cosi possiamo conquistare la patente di cittadini Europei, non solo per collocazione geografica, ma per modo di pensare di agire e di essere i nuovi cittadini attivi di una realtà che sta smettendo di aspettarci.
Francesco Rogoli
Giovani Democratici provincia di Brindisi
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